È la primavera del 1996 a Sarajevo e Hanna Heath, trentenne restauratnce australiana di manoscritti e libri antichi, è appena giunta nella capitale bosniaca devastata da cinque anni di guerra civile e ancora sotto il fuoco dei cecchini. Alle due del mattino di qualche giorno prima, Hanna ha ricevuto da Gerusalemme una telefonata da un insigne studioso di antichi manoscritti ebraici.
[...]
Con voce eccitata, l'israeliano le ha comunicato che durante il pranzo di Pe-sach, la Pasqua ebraica, il capo della comunità giudaica di Sarajevo, con un teatrale colpo dì scena, ha tirato fuori la Haggadah venuta alla luce nel 1984 nella capitale bosniaca, il celebre libro di preghiere che si pensava ridotto in cenere sotto i bombardamenti del '92. Hanna ha sussultato alla notizia. Conosce bene la Haggadah di Sarajevo: un manoscritto ebraico prodotto in Spagna in età medievale e ricco di variopinte miniature, inusuali in un'epoca in cui la fede giudaica condannava ogni genere di illustrazione; un'opera cosi preziosa e fondamentale nella storia dell'ebraismo e dell'umanità che quando, negli anni Quaranta, i nazisti e i famigerati reparti della Ma-no Nera cercarono di impadronirsene, il bibliotecario musulmano del Museo di Sarajevo la pose in salvo. E ora, stando a quanto le ha riferito l'israeliano, il libro è stato nuovamente sottratto alla furia distruttrice e alla follia degli uomini da un musulmano: il direttore della biblioteca del museo che, in un giorno del 1992, sotto una pioggia di bombe, l'ha nascosto e posto al riparo. Hanna si è affrettata ad accettare l'incarico di restaurarlo ed è accorsa subito al Museo Nazionale di Sarajevo, dove ora stringe tra le mani quel manoscritto raro e di grande bellezza con le sue miniature dai colori ancora puri e vividi come nei giorno lontano in cui sono stati stesi sulla carta. E dalla sua voce che apprendiamo la magnifica storia dell'opera, una vicenda fatta di macchie di vino e di sangue, di splendidi fermagli smarriri, di farfalle di montagna, di storie d'amore e di vigliaccheria, di secoli di splendore e di decadenza, e di gloriose città: la Siviglia del 1480, laTarragona del 1492, la Venezia del 1609, la Vienna del 1894. Dopo Annus mirabilis, Geraldine Brooks ci offre con I custodi del libro un'altra prova del suo incomparabile talento, narrandoci l'avvincente storia dì un manoscritto sopravvissuto all'Inquisizione e a tutte le persecuzioni sofferte lungo il corso dei secoli dagli ebrei, un libro che simboleggia la forza stessa della vita che si oppone alle tenebre della morte.