Nel 1940, quando l'Italia entra in guerra a fianco della Germania, mio nonno ha 18 anni, è muratore e non ha mai visto una grande città. Arruolato, viene mandato in Sicilia nel '43 per fronteggiare lo sbarco anglo-americano, ma l'esercito italiano è costretto ben presto alla ritirata.
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Il 25 luglio il dittatore Benito Mussolini viene esautorato dal re Vittorio Emanuele, che indica il maresciallo Pietro Badoglio come nuovo primo ministro. All'annuncio della caduta del fascismo il Paese esulta, ritenendo imminente la fine conflitto. Il 3 settembre Badoglio firma l'armistizio con le truppe anglo-americane, che sarà reso noto radiofonicamente solo l'8 settembre. L'armistizio getta il Paese nel caos più assoluto: a Sud le truppe anglo-americane accolgono il governo in fuga da Roma, mentre la capitale e tutto il Nord Italia vengono occupati dalle truppe tedesche. L'esercito, abbandonato a se stesso, è allo sbando. L'ex alleato, ora nemico, rafforza la propria presenza, occupando facilmente i punti nevralgici e deportando nel Reich seicentomila soldati, tra i quali mio nonno. Nel frattempo si costituiscono formazioni partigiane ad opera della popolazione e di alcuni reparti militari per combattere i nazifascisti nell'Italia occupata. La guerra terminerà solo due anni più tardi, nel 1945. Età di lettura: da 3 anni.