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Al centro della poetica di Mauro Corona c'è il legame indissolubile tra l'uomo e la natura. Legame che le abitudini di vita metropolitane sembrano negare, ma che non può sfuggire all'uomo dei boschi e delle montagne, abituato ad ascoltare i racconti delle rocce su cui arrampica, del legno che intaglia, dello stormire degli alberi e delle orme degli animali.
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Abituato a guardare le creature del bosco negli occhi. Perché il bosco è magico, ha i suoi mille occhi e le sue mille voci. Bisogna essere persone speciali per saperle ascoltare. Mauro Corona proprio da quegli occhi e da quelle voci ha raccolto le storie di quando il mondo era giovane, la puzzola vanitosa, il riccio liscio e il ghiro insonne... fino ad arrivare a capire che molto meglio degli uomini gli animali conoscono il mistero della vita e della morte. E possono insegnarcelo. Un volume che raccoglie due amatissimi libri di Corona - "Cani, camosci, cuculi (e un corvo)" e "Storie del bosco antico" - e che vive del respiro delle creature, offrendo il ritratto di un mondo duro e poetico, animato di una sapienza antica e indispensabile.